Un grido di dolore si alza dagli uffici delle presidenze scolastiche. A coglierlo e a rapprezentarlo in un comunicato é il presidente dell’ ANP, il potente sindacato dei dirigenti, quello stesso sindacato che aveva applaudito, fino a spellarsi le mani, la riforma di Renzi, denominata la buona scuola, ma che di buono non aveva nulla, se non allargare il potere, anche discrezionale, dei dirigenti scolastici.

I lunghi ed alti lai dei rappresentanti dei dirigenti scolastici sono dovuti all’abolizione della chiamata diretta, uno dei feticci della buona scuola, o meglio all’abolizione/ sospensione per via contrattuale della procedura in attesa di abolirla per via legislativa unitamente agli ambiti, alla titolarità di ambito e agli incarichi triennali, istituti tutti introdotti dalla 107/2015, che piace tanto ai dirigenti.

É appena il caso di ricordare come fossero gli stessi dirigenti a criticare le complesse procedure, definite con un cervellotico contratto nel 2017 , partorito dalla burocrazia ministeriale e sindacale, che li obbligava a rientrare ad agosto a scuola e a gestire conni loro collaboratori le procedure della chiamata percompetenze. Loro avrebbero gradito chiamare chi a loro fosse più gradito, a insindacabile giudizio e valutazione e che consideravano più funzionale alla loro piccole aziende scolastiche senza lalcun legame senza regole. Li ricordate le follie di due anni fa?

La richieste di foto, le domande su le intenzioni di fare o meno un figlio e amenità varie? Si stava creando un sistema clientelare con telefonate incrociate affinché fosse scelto l’insegnante x e non n’insegnante y.

Ora nel loro comunicato parlano di provvedimento che danneggia l’utenza ergendosi a garanti dell’utenza . Sì perché i manager definiscono con un insopportabile linguaggio aziendalistico gli studenti utenza e gli insegnanti risorse umane.

L’abolizione della chiamata diretta é un primo passo, il sindacato dei presidi se ne faccia una ragione!

di Libero Tassella