In questi giorni si sta svolgendo una grande mobilitazione che coinvolge i dirigenti scolastici.
Provo ad immaginare i titoli dei giornali: l’ennesima protesta contro la buona scuola e quindi contro Matteo Renzi. In realtà questa iniziativa ha delle ragioni che, tuttavia, non vanno ricercate nella tanto vituperata legge 107. Partiamo dall’idea originaria contenuta nella buona scuola e cioè quella di fare dei presidi dei leader educativi a capo delle scuole veramente autonome.
Questo era l’obiettivo da cui abbiamo preso le mosse ma, purtroppo, lungo la strada sono stati fatti dei passi indietro proprio perché intorno alla figura del dirigente scolastico è stata costruita -fin da subito- una mitologia al negativo efficacissima: quella che la buona scuola li avrebbe trasformati in sceriffi.
La realtà è ben diversa.
Nessuno voleva rendere i dirigenti figure monocratiche a capo di un organismo complesso come la scuola. Tuttavia, pensavamo che, per realizzare la piena autonomia, sarebbe stato utile conferire ai dirigenti, oltre alle responsabilità, anche dei compiti nuovi nella definizione della didattica e dell’offerta formativa senza, per questo, ledere la libertà degli insegnanti.
In questo senso, siamo stati i primi a dire no quando con il decreto Carrozza si discuteva della possibilità di procedere a un corso concorso gestito dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione che forma tutti i Dirigenti dello Stato anche per i presidi. Siamo, infatti, convinti che il dirigente “funzioni” se fa parte di una comunità. Deve essere un uomo o una donna della scuola partecipe dei processi educativi ma anche con le competenze necessarie per gestire una organizzazione complessa. E’anche responsabile per l’attuazione dell’offerta formativa ma non può farlo in solitudine. Senza i docenti non va da nessuna parte, deve coinvolgere, motivare, sostenere l’innovazione ed il miglioramento, deve sostenere e non reprimere il cantiere della sperimentazione che si nutre di libertà d’espressione e di pensiero, di libera circolazione delle idee. Ma sono uomini e donne che hanno un numero infinito di responsabilità senza avere gli strumenti adeguati per affrontarle e, spesso, invece di occuparsi di migliorare la didattica e l’offerta formativa si devono impegnare nelle più complesse mansioni burocratiche.
I dirigenti scolastici esercitano un numero incredibile di funzioni e hanno anche la responsabilità di una mattonella caduta (nella migliore delle ipotesi) senza la possibilità neppure di fare manutenzione straordinaria. Sono quelli che oggi percepiscono uno stipendio spesso inferiore a quello di un docente a fine carriera, sono quelli che hanno responsabilità amministrative e contabili verso le quali rispondono personalmente davanti alla Corte dei Conti, sono quelli che devono garantire la sicurezza della scuola anche quando non hanno né mezzi né poteri per farlo, sono quelli che hanno piena responsabilità nelle relazioni sindacali e nell’attuazione dei contratti.
Per questo comprendo le ragioni della protesta dei dirigenti, ragioni che affondano le loro radici nel passato, e sostengo la necessità che l’amministrazione intervenga per sanare in qualche modo un vulnus incomprensibile. Mettiamoli nelle condizioni di esercitare bene il loro lavoro.