Il sistema integrato esiste in Emilia Romagna da molti anni prima del governo Renzi e proprio questa esperienza ha rappresentato una di quelle buone pratiche a cui abbiamo guardato immaginando la scuola dell’infanzia che vorremmo. Per realizzarla abbiamo investito delle risorse.
Lascia abbastanza sorpresi l’articolo con cui Repubblica Bologna afferma in maniera inequivocabile che il PD, con la delega sullo 0/6, metterà sullo stesso piano scuola pubblica e scuola privata con grandi cambiamenti per i servizi dell’infanzia regionali. Il pezzo contiene gravi inesattezze che suscitano qualche dubbio sull’attenzione riservata dalla giornalista al tema in questione.
Intanto, in Emilia Romagna esiste da più di dieci anni un sistema integrato di servizi educativi che è composto dai quelli dedicati ai bambini da 0 a 3 anni e dalle scuole dell’infanzia. La Regione, dunque, fatte salve le competenze statali, interviene a sostegno del sistema integrato delle scuole dell’infanzia in relazione alle Leggi regionali 10 gennaio 2000, n. 2 e 22 giugno 2012, n. 6 recentemente aggiornata.
Ci siamo ispirati alle politiche dell’Emilia Romagna per garantire un servizio migliore e più democratico!
La seconda riguarda il senso della delega e cosa significa sistema integrato 0/6. E qui, la libera lettura di Repubblica lascia abbastanza di stucco. Intanto perché l’obiettivo della delega è quello di far uscire i servizi educativi per l’infanzia dalla dimensione assistenziale per farli entrare a pieno titolo nella sfera educativa garantendo continuità educativa (e non fisica) tra i percorsi all’interno dei segmenti 0/3 e 0/6 e cercando di offrire alle famiglie strutture e servizi ispirati a standard uniformi e di grande qualità su tutto il territorio nazionale. Si vogliono estendere, ampliare e qualificare i servizi per l’infanzia grazie alla sinergia tra Stato, Regioni ed Enti Locali. Vogliamo garantire che un numero sempre maggiore di bambini possa usufruire della possibilità di essere inserito nel sistema: per i bambini e per le loro mamme.
E i fondi che abbiamo stanziato andranno ad aiutare gli Enti Locali per promuovere la diffusione di questi servizi educativi. Vogliamo ampliare il servizio, quindi, coinvolgendo tutti i soggetti in campo.
Tra l’altro sarebbe curioso che Repubblica spiegasse in quale parte della delega o in altro testo normativo c’è scritto che saranno stanziati 200 milioni ai campi estivi appaltati alle cooperative oppure alle polisportive private per i più abbienti! Mi piacerebbe pensare a un colpo di sole ma credo sia semplicemente malafede (essere così poco informati sarebbe grave per una giornalista).
Tra l’altro l’articolo omette di ricordare che la legge italiana garantisce la parità e che per la stessa legge sono definite ‘paritarie’ tutte le scuole non statali, e quindi, soprattutto per quella fascia d’età, anche le scuole comunali (pensiamo ai nidi, a quello che sono oggi è a quello che diventeranno grazie alla delega).
I finanziamenti previsti dalla delega, quindi, consentiranno a molti comuni italiani di ampliare la loro offerta aiutandoli a garantire un diritto che è quello di avere un servizio educativo che parta dalla nascita.
Tutto il resto è fuffa!