Se “insegnare” vuol dire “lasciare un segno”, la valutazione del lavoro dell’insegnante, non può e non deve prescindere dal riconoscimento del complesso ruolo sociale del docente.

Il 31/03/2017 viene consegnata alla nostra redazione una relazione di una docente indirizzata alla propria DS di un IC sito a Ercolano (NA), avente come oggetto la “RINUNCIA AL BONUS DOCENTI”.

LA LETTERA DI RINUNCIA

Gentile Dirigente,
questa lettera rappresenta una formale rinuncia al “bonus per la valorizzazione del merito del personale docente” di cui risulto assegnataria, in base al decreto n. 1060 del 14/07/2016. Non si tratta di un fatto personale avverso a lei, anzi La ringrazio per la stima accordatami, ma le motivazioni che mi inducono a rifiutare il premio sono per me eticamente imprescindibili.

Non accetto il bonus perché, com’era, secondo me, ampiamente prevedibile, la pubblicazione della lista dei beneficiari sta avendo ricadute negative sulla coesione e la serenità della nostra comunità scolastica: un dispositivo che dovrebbe costituire un incentivo per quel 25% di docenti premiati, si sta rilevando un pericoloso disincentivo per il 75%degli esclusi. Serpeggiano amarezza, delusione e forse demotivazione.

Non accetto il bonus perché sono contraria all’impianto della legge 107, e ritengo i commi 126-127 i punti più odiosi dell’intero testo legislativo: così come avevo scelto di non produrre la scheda di autovalutazione propedeutica all’assegnazione del premio, analogamente adesso non intendo usufruire dei benefici economici derivanti da una norma che ritengo ingiusta, divisiva, lesiva, del principio costituzionale della libertà di insegnamento.

Non accetto il bonus per la sua natura discriminatoria, che esclude a priori i docenti precari, e per rispetto nei confronti dei numerosi colleghi meritevoli che non lo hanno ottenuto.

Non accetto il bonus perché mi offende constatare come in Viale Trastevere si ritenga di comprare la nostra docilità con un incentivo nemmeno lontanamente paragonabile alle migliaia di euro che ci sono stati sottratti col mancato rinnovo dei nostri contratti, già miseri e inadeguati.

Non accetto il bonus perché la legge ha rovesciato sulle spalle delle singole istituzioni scolastiche responsabilità e costi della valutazione del merito, dando adito a pratiche che anche nel migliore dei casi avrebbero generato distorsioni e ingiustizie: se una valutazione del nostro operato deve esserci, ritengo debba essere non legata al carattere aleatorio di taluni criteri elaborati in sede di comitato di valutazione, ma sottoposta ad un sistema di valutazione nazionale omogeneo ed affidato a soggetti terzi, specificamente formati allo scopo.

Questa la lettera protocollata dalla docente in data 09/12/2016.

In data 20/03/2017 dopo aver ricevuto il bonus, l’insegnante protocolla una ulteriore dichiarazione,  che leggerà da li a poco all’interno del collegio docenti, esprimendo la propria volontà di usufruire del bonus per acquistare numero 2 TABLET da destinare agli alunni disabili.

La docente ulteriormente afferma <<l’importo datomi, non apporta nessun vantaggio economico reale e che ne avrei ottenuto e ne otterrei uno maggiore e duraturo dal rinnovo del contratto, ormai bloccato dal 2006 e fermo, dal punto di vista economico, al 2009 (si calcola che le retribuzioni del personale della scuola abbiano subito una perdita annuale di 1.440 euro procapite). Tra i principi ispiratori della mia azione educativa campeggia l’ “I CARE” di Don Lorenzo Milani, che ci invita a mettere lo studente al centro delle nostre attenzioni e il pensiero critico al cuore di ogni nostra scelta sociale ed educativa. Il mio vuole essere un simbolico gesto di protesta non violenta, indirizzato ad un fattibile miglioramento degli obiettivi previsti dalla legge 107/15 che, al momento, non convincono la mia coscienza, rischiano di inficiare il mio lavoro e di vanificare lo spirito dell’insegnamento.>>

Se “INSEGNARE”, infatti, vuol dire “lasciare un segno”, la valutazione del lavoro dell’insegnante – non può e non deve prescindere dal riconoscimento del complesso ruolo sociale del docente, che nulla, ha a che vedere con le logiche aziendalistiche e meramente efficientistiche, specifiche ed indispensabili in qualsiasi settore produttivo, ma difficilmente applicabili, sic et simpliciter, alla formazione di coscienze giovanili.

Inoltre vogliamo portare a conoscenza dell’opinione pubblica che ad oggi dopo aver acquistato i tablet e consegnati al personale ATA, come indicato dalla Dirigente Scolastica, per la consegna dei prodotti acquistai agli alunni, non risultano ancora consegnati.