L’ incubo di una notte di mezza estate non è tanto il caldo infernale che attanaglia l’Italia alle prese con la siccità e gli incendi appiccati da menti criminali quanto il decreto firmato dalla ministra dalla capigliatura luciferina che sbandiera la riduzione dei percorsi liceali a 4 anni come la nuova rivoluzione copernicana della scuola italiana, mortificata da continue riforme approvate nottetempo a colpi di fiducia dai governi di turno tradotte in tagli inconsulti al monte ore delle discipline scolastiche con ricadute nefaste sul percorso formativo e culturale dello studente.
Tagliare un anno di liceo in nome del principio dell’efficientismo, della velocità della cultura da consumare come in un fast food per favorire l’ingresso dello studente nel mondo del lavoro…che non c’è. E sì perché, nonostante il liceo breve capace di cancellare con un colpo di spugna dall”opera del Sommo Vate il Paradiso di Beatrice, il tasso di disoccupazione giovanile nel nostro Bel Paese fa registrare aumenti record raggiungendo il 37% a maggio scorso.

E allora la ricetta geniale per ridurre il devastante fenomeno della disoccupazione giovanile qual è, secondo il governo in carica vocato alla propaganda del set immaginifico della cd. Buona Scuola? Ma naturalmente tagliare un “pezzo” di scuola, l’equivalente di oltre 900 ore tra i banchi, trascorse nello studio della filosofia. della matematica, dell’italiano ché, tanto, un disoccupato resta tale anche se conosce il ‘Contratto sociale” di Rousseau.

E mentre i media sciorinano le cifre sullanalfabetismo in Italia tracciando curve sul livello di scolarità, lettura di quotidiani, riviste, libri e partecipazione a mostre e convegni, per concludere che nel 2008 soltanto il 20% della popolazione adulta italiana possedeva gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea, la “Digitale purpurea” (il Pascoli mi perdoni) ministra dell”Istruzione breve” pensa bene di avviare la sperimentazione in 100 classi del cd. “liceo breve” per menti brevi, destinate a lavori brevi.

La storia è sempre la stessa. Lo smantellamento della scuola pubblica della Costituzione avviene per tappe.

Non ci tolgono tutto in una volta. No. Darebbe nell’occhio, e tutti capirebbero la gravità della situazione. Ci tolgono invece un diritto alla volta, un pezzo dopo l’altro, senza soluzione di continuità.

L’unica via resta quella della resistenza esortando i docenti, le famiglie, gli studenti a pronunciare il “No” dell’“Uomo in rivolta”, di Camus, che non è solo rifiuto verso l’ennesimo attacco alla scuola e alla cultura del nostro Paese, ma un invito a maturare ciascuno come soggetto una visione critica e personale in ordine alle scellerate decisioni politiche che si sono abbattute sulla scuola italiana negli ultimi venti anni.

E ora confidiamo nella pausa estiva dei lavori parlamentari fino al 12 settembre (chè i docenti rientrano il 1’ settembre dopo 32 giorni di ferie) certi che fino a quella data nessun politico proporrà di ridurre a 6 i nani di Biancaneve e a 2 i moschettieri di D’Artagnan.