È iniqua la distribuzione dei fondi per il potenziamento dell’istruzione da 0 a 6 anni, perché penalizza la Sicilia e le altre Regioni del Sud. Basti pensare che sui 209 milioni di euro disponibili, le somme assegnate a Sicilia (13.092.402), Calabria (4.843.465), Campania (13.742.501), Sardegna (4.755.962) e Basilicata (1.292.990), per un totale di 37.727.320, non raggiungono quanto attribuito alla sola Lombardia con 40.000.464. Elaborando i dati emerge che il finanziamento pro capite per bambino è di 86 euro in Valle d’Aosta, 76 in Lombardia e 42 in Sicilia. In media 66 euro ai bambini del Nord e 44 a quelli del Sud.
L’intesa sulla ripartizione delle risorse è stata raggiunta in Conferenza Unificata lo scorso 2 novembre e adesso si trova sui tavoli della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ed è proprio al governo che la Flc Cgil Sicilia chiede di sanare questa evidente discriminazione a danno dei bambini e delle famiglie che abitano nel Mezzogiorno, dove il livello delle strutture e dei servizi è nettamente inferiore rispetto a quello del Settentrione.
“Si tratta di cifre che, come ribadiamo da anni, ci consegnano lo spaccato di una condizione allarmante per il diritto dell’infanzia e per la condizione generale della formazione e dell’educazione nel Meridione”, dichiara Graziamaria Pistorino, segretaria della Flc Cgil Sicilia.
“Queste ripartizioni produrranno ulteriori iniquità – aggiunge – nella possibilità di accesso ai medesimi diritti tra il Nord e il Sud del Paese. Di fatto si dà di meno a chi ha di meno, a chi, invece, dovrebbe essere messo nelle condizioni di affrontare il superamento di un gap profondo. Queste attribuzioni non faranno che aumentare un divario tanto più grave perché riguarda i nostri bambini, il nostro futuro”.
“Ogni anno in Sicilia registriamo l’impossibilità delle famiglie di accedere ai nidi e alle scuole materne – conclude Pistorino – perché il dissesto dei Comuni non consente l’attivazione di servizi per l’infanzia, mensa e trasporto, impedendo di fatto la fruizione di diritti per una fascia d’età totalmente ignorata. Pertanto chiediamo un incontro sia con il ministero sia al neo insediato assessore regionale competente, Roberto Lagalla, per discutere un programma di interventi mirato che garantisca ai bambini siciliani e del Sud gli stessi diritti di tutti gli altri bambini d’Italia”.
II Piano
Il Piano pluriennale di azione nazionale per la promozione del Sistema integrato di educazione e di istruzione per le bambine e per i bambini in età compresa dalla nascita sino ai 6 anni è uno strumento collegato alla legge 107/2015, cosiddetta della “Buona Scuola”.
L’obiettivo è quello di potenziare i servizi offerti e abbassare i costi sostenuti dai genitori. Ha una durata triennale e ha una dotazione di 209 milioni di euro, che vengono erogati dal Miur direttamente ai Comuni beneficiari in forma singola o associata al fine di finanziare: interventi in materia di edilizia scolastica, sia con nuove costruzioni che con azioni di ristrutturazione, restauro, riqualificazione, messa in sicurezza e risparmio energetico di stabili di proprietà delle amministrazioni locali.
Le risorse possono essere utilizzate anche per sostenere parte delle spese di gestione dei servizi.
I criteri utilizzati per la ripartizione
Per l’anno 2017, il Fondo è ripartito tra le Regioni:
per il 40% in proporzione alla popolazione di età 0-6 anni, in base ai dati Istat;
per il 50% in proporzione alla percentuale di iscritti ai servizi educativi al 31 dicembre 2015;
per il 10% in proporzione alla popolazione di età 3-6 anni, non iscritta alla scuola dell’infanzia statale, in modo da garantire un accesso maggiore.