La matematica a scuola, si impara anche così: giocando a carte, i calcoli mentali si fanno più velocemente. Il rubamazzo può affinare le tecniche strategiche. Basta una mossa azzeccata a far nascere alleanze fra compagni.
La scuola in questione è la media Verga di Vercelli, Classe I E. Nelle ore di laboratorio, gli allievi studiano matematica inclusiva. Il mondo dei numeri diventa interessante, quasi magico. A dirlo sono i bambini: «Impariamo ad utilizzare le proprietà, a fare veloci addizioni e sottrazioni pure così, con le carte». Fiori, picche, cuori e quadri. Fanti e re. Ogni carta, come in Alice nel Paese delle meraviglie, ha un suo ruolo.
Ginevra, 11 anni, è entusiasta: «La lezione è coinvolgente. Ci divertiamo moltissimo e allo stesso tempo impariamo a fare meglio le operazioni. Tutto nella mente. Poi possiamo mettere alla prova le nostre strategie. Scoprire se funzionano o meno». Per questa partita tolgono re e regine. Restano le carte numerate e i fanti.
La palestra mentale
L’idea è della professoressa Barbara Della Rossa, che ha pensato al gioco delle carte quasi come a uno «sport mentale». E spiega: «Volevo rendere le ore pomeridiane più leggere, ma nello stesso tempo stimolanti. La scelta non è stata fatta a caso. Giocando si rispettano le regole, si sta tutti insieme. Gli studenti imparano anche a vincere e a perdere. Diventano parte di un gruppo. E soprattutto niente noia, ma tanta voglia di fare». Alla fine arriveranno pure piccoli premi.
Il dirigente scolastico, Giancarlo Crivellari, approva: «Questi laboratori sono importanti. Le carte, utilizzate così, sviluppano la logica e le capacità di ciascuno. Gli allievi, intanto, valorizzano le loro abilità. Lo fanno divertendosi. Che cosa c’è di meglio?». Chi sbaglia a calare una carta, avrà la possibilità di rifarsi la volta successiva. E, c’è da scommetterci, non sbaglierà più. Per raggiungere un buon risultato fare i calcoli diventa un piacere. La bellezza della matematica è anche questa: trasformarsi in gioco e diventare attività creativa.