Parla la deputata M5S Silvia Chimienti: Sistemi macchinosi per concorsi, No ulteriore tirocinio, NO nuovo TFA
Sono molte le riserve espresse dalla deputata Pentastellata Silvia Chimienti, sulle nuove modalità di formazione iniziale e reclutamento docenti.
“Mancano i dati e numeri reali sulle cattedre e sul precario, un previsione seria sul fabbisogno degli anni a venire”.
Vediamo le riserve punto per punto in una intervista alla deputata Chimienti.
Onorevole Chimienti, all’art. 2, decreto n. 377 approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, si distingue chiaramente il concorso iniziale dalla procedura di accesso ai ruoli a tempo indeterminato. Qual’è l’obbiettivo che si intende a perseguire con questa differenziazione?
“In realtà, nonostante la delega sia inattuabile, poiché scritta malissimo, i particolari della fase transitoria così come immaginata dal PD e dal Governo sono abbastanza chiari.
La fase transitoria sarà semplicemente un macchinoso sistema di concorsi che non è chiaro se e quando partiranno e se avranno bandi diversi per le varie platee di precari:
- Si prevede una prova orale per gli abilitati;
- Una scritta ed una orale per i non abilitati con 36 mesi di servizio;
- Due prove scritte più una orale per i neolaureati senza servizio.
Gli abilitati e senza servizio, avranno quote riservate nei posti messi a bando, ma non è dato sapere in quali percentuali e per quanto tempo.
Fondamentalmente, il governo non da nessuna garanzia e nessun riconoscimento professionale al personale abilitato, e a chi ha già svolto il servizio a scuola.
Questa volta con l’aggravio di un sistema macchinoso e complesso.
Oltretutto, si richiede nuovamente agli abilitati senza servizio di svolgere un ulteriore anno di tirocinio, come se quello svolto durante il corso TFA non fosse valido.
Il terzo anno immaginato dal governo ed erroneamente definito ‘Anno di Prova’, sarà anch’esso un anno di tirocinio con prove intercorso e prove finali.
Gli abilitati non possono più essere sottoposti a prove e tirocini:
è ora di riconoscere il loro valore e la loro professionalità, invertendo finalmente la rotta”.
Che cosa pensa di una coesistenza con i corsi TFA? Solo per classi esaurite? Solo per un periodo di tempo delimitato?
“Penso sia sbagliato far partire il nuovo ciclo TFA, a meno che non si abbia intenzione di proseguire con errori del passato.
Certo, per le classi di concorso in vui già da ora si sa che presto mancheranno anche gli abilitati, sarebbe necessario far partire fin da ora i nuovi concorsi.
Basta doppi e tripli step:
chi svolge un concorso selettivo come quello del TFA, un anno di tirocinio con esami universitari e tesi finale, non può ritrovarsi con un pugno di mosche in mano, come avvenuto in questi anni.
Bisogna partire subito con il nuovo sistema:
Si riservi una quota consistente di posti del concorso, a chi ha maturato i 36 mesi di servizio, su quella disciplina o classe di concorso”.
Secondo quanto ci risulta anche le GI, perderanno gradualmente importanza con la gestione delle supplenze attraverso i docenti tirocinanti nelle scuole. Concorda con questa lettura?
“Ovviamente il triennio formativo, prevede anche la possibilità nel secondo e terzo anno di coprire le supplenze brevi e triennali.
Questo va nella direzione di diminuire la richiesta di supplenze da graduatorie d’istituto. Su questo il M5S nonè del tutto contrario:
anche noi vorremmo arrivare ad un modello ideale, in cui chi mette piede in classe è stato selezionato tramite concorso sulle discipline di competenza.
Il punto è, che non è ammissibile retribuire con un contratto di tirocinio e supplenze. Questo, secondo noi, ha come unico obbiettivo la stretta sulle risorse per le sostituzioni e supplenze.
Il lavoro in classe, va retribuito secondo i parametri del contratto collettivo anche durante il secondo anno di tirocinio”.
Non le sembra che in questo provvedimento, abbiano dimenticato completamente la sorte degli abilitati di seconda fascia GI, sia quelli le cui GAE non risultino esaurite, sia tutti gli altri? Il periodo transitorio allora?
“Se la norma resta scritta così, i transitorio non esiste. Infatti si prevede che questo sistema parta solo dal 2020/2021.
Abbiamo letto e riletto la delega e sappiamo che ci sono enormi problemi di scrittura e di interpretazione.
Verrebbe da chiedersi, se chi l’ha scritta è stato selezionato a dovere per il ruolo che svolge.
Il fatto più grave in assoluto, è la mancanza di dati e numeri reali sulle cattedre e sul precariato, e la totale assenza di una previsione seria sul fabbisogno degli anni a venire.
Manca però, una stima anche approssimativa sulla platea, sui numeri, sul fabbisogno.
Abbiamo chiesto molte volte al MIUR di fornirci numeri su cui lavorare, ma per ora non sono arrivati.
I docenti GAE sono legittimamente preoccupati:
sopratutto per le classi di concorso in esubero, ci si chiede quali soluzioni intenda proporre il governo.
Le GAE non si esauriranno a breve, se non si attua una strategia, ad esempio, non si potenzi l’infanzia.
In molte regioni e in molte classi di concorso, i problemi resteranno.
I docenti, in GAE, abilitati o terza fascia, non si fidano più delle promesse di un governo che prima emette regole, e poi le cambia in corsa”.
On. Chimienti, cosa pensa della “Separazione” delle carriere tra docenti che insegneranno nella scuola statale e quelli che andranno nelle paritarie?
“Un passo avanti.
Ma deve essere ben esplicitato che le due carriere restino separate e che non si possa prendere alcuna scorciatoia.
Lavorare nelle paritarie è una scelta rispettabilissima, ma non deve essere più il trampolino di lancio per la scuola statale”.
Quali correttivi spera che vengano applicati all’intero provvedimento?
“Spero in una revisione completa della fase transitoria, mediante l’ascolto delle categorie interessate che chiedono, fondamentalmente, certezze sul loro destino.
La commissione Cultura dei Camera e Senato, deve decidere se creare i nuovi esodati della scuola o meno.
Per il futuro, spererei nella revisione di alcune questioni, quale quella dei 24 crediti formativi, in pedagogia e didattica, da conseguire prima della laurea.
Per rendere il triennio più breve, accorciarlo ad un biennio, prevenendo la firma del contratto al termine del secondo anno.
A quanto pare, sul nuovo sistema, non ci sarebbero margini di manovra, poiché tutto ciò era previsto nella legge 107.
Il governo allora impose le deleghe:
ora il Parlamento si trova nell’impossibilità di modificarle.
I pareri delle commissioni, saranno comunque non vincolanti e questo ci preoccupa parecchio”.