Gli aumenti stanziati dal Governo nella legge di Bilancio sono ridotti all’osso: circa 15 euro netti a testa, che per legge va assegnata a partire dal quarto mese successivo al mancato rinnovo. Perché poi per il 2019 rimarrebbero appena 300 milioni complessivi, da dividere per tutti gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Una somma davvero irrisoria. I sindacati a queste condizioni non vogliono nemmeno avviare la trattativa.

Proposta Gilda

Un’interessante proposta arriva da Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, che citando le ultime stime sugli stanziamenti del “Sole 24 Ore”, “avremmo un aumento degli stipendi mensili di circa 33 euro lordi per il 2019, che salirebbero a 41 nel 2020 e a 49 nel 2021”.

“Se, dunque, dovessimo scaldarci con la legna che abbiamo, batteremmo i denti dal freddo”, dice il ministro Bussetti  tra il serio e lo scherzoso.

“Per il rinnovo dei contratti del personale dell’Amministrazione statale – aggiunge Di Meglio – saranno stanziati 1.100 milioni di euro per il 2019, 1.425 mln per il 2020 e 1.775 per il 2021. Bisogna poi considerare che nella somma del 2019, così come in quelle del biennio successivo, sono compresi la parte dell’elemento perequativo, dai 200 ai 250 mln di euro, oltre 300 mln serviranno per la vacanza contrattuale e altri 200 per le forze di polizia e i vigili del fuoco. Quindi per il rinnovo dei CCNL rimarrebbero poco più di 300 milioni di euro per il 2019 e poco di più per il 2020 e 2021”.

I docenti sempre fanalino di coda

Il leader della Gilda conferma che a queste condizioni, non è possibile “aprire la trattativa per il rinnovo, come dimostra anche lo stanziamento dei fondi per l’indennità di vacanza contrattuale. Il rischio concreto è che le retribuzioni degli insegnanti, già fanalino di coda di tutto il pubblico impiego, continuino a perdere terreno”.

Di Meglio,  annuncia la proposta della Gilda degli insegnanti: recuperare “almeno lo scatto di anzianità del 2013 ancora congelato. Una parte delle risorse da investire in questa direzione potrebbe derivare dall’abolizione del bonus merito, avversato dalla stragrande maggioranza dei docenti, al quale la legge 107/2015 destina circa 300 milioni. In questo modo  nelle buste paga entrerebbero mediamente 100 euro in più”.

Cosa succederebbe recuperando il 2013

Il recupero del 2013, che è stato  finanziato con i soldi del bonus merito della Buona Scuola, permetterebbe di anticipare di un anno il passaggio allo “scaglione” stipendiale successivo. E quindi di recuperare circa 100 euro lordi a lavoratore.

Per i sindacati non è la prima volta che si tenta il recupero dell’annualità persa a suo tempo per permettere l’immissione in ruolo di decine di migliaia di precari: anche lo Snals lo ha proposto più volte. Senza, però,  ricevere alcuna risposta.